Un Servizio Civile nuovo per questa stabile emergenza
Gianni Pittella e Valeria Fedeli
Caro direttore,
dall’appello che il 7 aprile eminenti personalità della cultura e del sociale hanno lanciato in dialogo con lei dalle pagine di "Avvenire", è scaturito un dibattito di alto profilo sul contributo che un "nuovo" Servizio civile universale, ripensato in molti dei suoi caratteri, possa dare in un mondo in stabile emergenza, un ossimoro cui dovremo abituarci. L’emergenza sanitaria (e ambientale e sociale) sembra diventare un tratto identitario stabile che dovrebbe indurre una società democratica a rafforzare gli argini, non nel senso di chiusure nazionaliste e regressive ma nella direzione di un rafforzamento delle strutture di protezione e sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Il «mutualismo civico» e il «vincolo solidale» di cui parla il presidente Conte intervenendo in questo dibattito sono esattamente i parametri costituzionali e valoriali entro cui si iscrive la difesa non armata e non violenta della patria che trova nel servizio civile la sua espressione principale e che oggi può assumere una rinnovata centralità nella costruzione di una forza di pace, di solidarietà e di sostegno alle marginalità.
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