Sul palco di @sanremorai si parlerà di #Ucraina. Come società civile chiediamo agli organizzatori del Festival che, oltre a riaffermare le responsabilità della Russia e confermare il sostegno al popolo ucraino, venga garantito spazio per una testimonianza delle scelte civili e nonviolente. Come CNESC - Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile promuoviamo il protagonismo del #ServizioCivileUniversale e dei #CorpiCivilidiPace come strumenti concreti di pace.
Sul palco di Sanremo, il Festival musicale più famoso d’Italia, si parlerà di Ucraina. Noi ci auguriamo che si sappia andare al di là della “spettacolarizzazione” della guerra e auspichiamo che a prevalere sia la ricerca della pace, bene che tutti in questo momento desideriamo e da mesi invochiamo a gran voce. Come società civile chiediamo agli organizzatori del Festival che, oltre a riaffermare le responsabilità e le violazioni al diritto internazionale da parte della Federazione di Russia e confermare il sostegno solidale al popolo ucraino colpito e ferito, venga garantito lo spazio per una testimonianza che porti alla luce l’impegno e le scelte civili e nonviolente che contribuiscono a costruire la pace: l’accoglienza dei profughi, l’assistenza umanitaria, le missioni di pace in Ucraina con le carovane di #StopTheWarNow, la Campagna di Obiezione alla guerra con il sostegno ai pacifisti russi e ucraini, agli obiettori di coscienza ed il Servizio Civile Universale in Italia e all’estero con i Corpi civili di pace. Fare la pace vuol dire ripudiare la guerra e, come ribadito dalle centomila persone scese in piazza a Roma il 5 novembre 2022 “l’umanità ed il pianeta non possono accettare che le contese si risolvano con i conflitti armati”. Per farlo è necessario dare voce all’azione civile, umanitaria, nonviolenta quale terreno di semina quotidiana della politica di pace; bisogna far conoscere i costruttori e le costruttrici di pace, come le decine di migliaia di ragazze e ragazzi che dedicano il loro tempo e le loro energie per un progetto di Servizio Civile in Italia o all’estero, donandosi agli altri e al proprio Paese, mettendosi in gioco e lasciando un segno positivo nella società attraverso il volontariato; come coloro che si oppongono alla guerra in Russia, in Bielorussia ed in Ucraina e per questo vengono perseguitati, processati ed imprigionati; come i tanti volontari che si impegnano nell’accoglienza, nell’aiuto umanitario e nella ricerca della ricostruzione del dialogo e della soluzione politica per ristabilire il diritto e la giustizia. Dare voce e spazio a queste testimonianze significherebbe portare lo spirito della nostra Costituzione dentro il Festival di Sanremo: l’Italia che ripudia la guerra. Le parole “armi, armi, armi” vengono ripetute ogni giorno dai mass media insieme alle immagini di morte e distruzioni che arrivano nelle case degli italiani. Il pubblico di Sanremo ha diritto di sentire invece le parole “pace, pace, pace” pronunciate da chi agisce concretamente per una soluzione del conflitto che lasci intravvedere un futuro di convivenza tra i popoli. La musica deve unire, non dividere. Il Festival sia un ponte su cui transita la pace.
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