Su Redattore Sociale il commento del presidente Licio Palazzini a quella che potrebbe diventare la base di una possibile legge delega di riforma da parte del governo Renzi: "bene l’indicazione di un contingente di 100 mila giovani, no al cofinanziamento degli enti per garantire il pagamento per i volontari".
ROMA - “Come Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile (CNESC) la proposta della Segreteria del PD di un servizio civile nazionale universale ci sembra la strada giusta. Nel nostro prossimo consiglio di presidenza di inizio aprile porteremo i risultati di una consultazione interna che punta a coinvolgere anche i giovani volontari”. Così Licio Palazzini, Presidente della CNESC, commenta la proposta presentata venerdì scorso in Largo del Nazareno dall'on. Davide Faraone (Responsabile welfare e scuola del PD) e dall'on. Francesca Bonomo, e che potrebbe diventare la base di una possibile legge delega di riforma del servizio civile da parte del Governo Renzi.
“Ci sembra importante sottolineare – ci dice ancora Palazzini - che la proposta del PD riprende i ‘fondamentali culturali’ che da anni portiamo avanti, in modo particolare un’identità del servizio civile che parta dall’art. 52 della Costituzione, così come abbiamo ribadito nel documento conclusivo del Convegno ‘Avrei ancora un'obiezione!’, che abbiamo realizzato a Firenze il 15-16 dicembre 2012 per i 40 anni dell'obiezione di coscienza e del servizio civile in Italia, condiviso dalle reti per servizio civile, dell’associazionismo giovanile, del terzo settore e della pace. Siamo soddisfatti che tra le possibili opzioni, la politica abbia scelto quella più vicina alla nostra idea”.
Per il Presidente della CNESC è positiva anche l’indicazione di un contingente di 100mila giovani, “che va nella direzione dell’equità sociale, facendone un’opportunità per i giovani, a prescindere dalla nazionalità, dal reddito, dal titolo di studio, dalla condizione fisica”, anche se “non siamo certi che tutti abbiano la stessa idea sulle conseguenze pratiche di governare un numero così ampio di giovani”.
“Accanto a queste note positive però – aggiunge Palazzini -, ci sono degli aspetti che non sono stati toccati e non sappiamo perché, a partire dai costi di una riforma del genere e quanto ci investirebbe lo Stato”. “Se il Governo richiedesse il cofinanziamento degli enti per garantire il pagamento per i volontari, allora sarebbe fuori strada”, avverte il Presidente della Cnesc, che poi sottolinea come andrebbe piuttosto riconosciuto “il contributo che essi danno già in termini di risorse umane, strumenti e sedi”. Altro nodo da sciogliere sarebbe quello di coniugare la qualità dell’esperienza con la durata del servizio. “L’attuale situazione – ci dice - non funziona (unico modo un anno), ma mi pare di aver capito che la proposta del PD prevede un servizio civile di 6 mesi + 2 di scambio e tirocinio”. “Ci confronteremo al nostro interno e con i giovani ora in servizio, ma fermo restando un’impostazione attuale per bandi e progetti che andrebbe comunque rivista, non si può prescindere da un servizio civile in Italia di durata annuale, all’interno di una programmazione più articolata della attuale, nella quale potrebbero essere tranquillamente assorbite le tre appendici ipotizzate dal PD, anche in chiave di gemellaggi/scambi europei. In questo condizioni, ma solo per una parte dei giovani e per specifici ambiti, potrebbero anche essere ipotizzata una durata minore di 9 o 6 mesi”, spiega Palazzini.
“Infine mancano nella proposta i riferimenti alla Consulta nazionale del servizio civile e al Comitato per la Difesa civile non armata e nonviolenta, non sappiamo se perché date per scontate o per una dimenticanza”, osserva il Presidente della CNESC, che poi aggiunge: “Vorremmo che ci fosse chiarezza su come questo percorso di riforma si interseca con l’applicazione della legge 64/2001 e su chi dovrebbe governare questo passaggio, tenendo conto delle criticità dell’attuale servizio civile, per cui auspichiamo che la delega politica non solo sia assegnata presto ma rimanga in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Al pari della esigenza manifestata dalle Regioni serve di passare dai progetti alle proposte. “Ma perché la riforma proceda bene, è importante soprattutto che ci sia chiarezza sul sostegno al servizio civile esistente, che non può prescindere da un finanziamento che incrementi i 105 milioni euro del 2014 nel 2015, a fronte dei 75 milioni previsti attualmente”, conclude Palazzini.
Fonte Redattore Sociale