“Controriforma” del servizio civile universale: la Cnesc lancia l’allarme
L’analisi del presidente Licio Palazzini: “A pochi mesi dal suo insediamento, la Ministra con delega Fabiana Dadone riforma il servizio civile universale in chiave ‘moderna’. L’occupabilità dei giovani diventa la priorità su cui investire”
Dopo la Consulta nazionale del Servizio Civile Universale (Scu) dello scorso 3 agosto, gli enti della Cnesc (Conferenza nazionale enti di servizio civile) lanciano l’allarme su quella che definiscono la “controriforma” del sistema del Scu.
“A pochi mesi dal suo insediamento, la Ministra con delega Fabiana Dadone riforma il Servizio Civile Universale in chiave ‘moderna’ – ci dice il Presidente della Cnesc, Licio Palazzini -.
L’occupabilità dei giovani diventa la priorità su cui investire questo istituto della Repubblica”. Palazzini cita quanto emerso in Consulta dalle parole del Capo Dipartimento, cons. Marco De Giorgi. In particolare l’occasione è stata la presentazione, prevista all’ordine del giorno, del nuovo Documento di Programmazione Finanziaria 2021 del Dipartimento Politiche Giovanili e Servizio Civile Universale, documento tecnico su cui la Consulta ha dato parere favorevole e che prevede per il 2021 oltre 304 milioni di euro, che consentiranno l'avvio di 55.788 volontari in Italia e all'estero.
“La riforma del 2016 del precedente Servizio Civile Nazionale, che ha istituito il Servizio Civile Universale, - ricorda Palazzini - ha stabilito due finalità: il concorso alla difesa della Patria con modalità civili e la promozione dei valori fondanti della Costituzione. Finalità attuate durante la pandemia dal sistema del Scu (Dipartimento, enti, operatori volontari) registrando la piena adesione dei giovani alle finalità del servizio civile, secondo quanto lo stesso Dipartimento ha affermato nella Circolare del 4 aprile del 2020. Durante la primavera del 2020 in tanti hanno richiamato la funzione formativa di questo istituto e di supporto al Paese e alle persone più fragili in un momento di emergenza”.
La Programmazione Triennale 2020-2022 inoltre “ha incardinato gli obiettivi dei programmi e progetti di Servizio Civile Universale nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, mentre con gli ambiti di azione dei Piani Annuali sono declinate le attività concrete a vantaggio delle comunità e del Paese”, aggiunge il Presidente della Cnesc, che poi ricorda come “alle organizzazioni iscritte all’Albo del Scu vengano richiesti programmi operativi per contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030, nei quali è presente anche la formazione dei giovani”.
Nonostante questo per Palazzini “sulla base dell’indirizzo politico della Ministra Dadone annunciato dal cons. De Giorgi, la ricchezza e pluralità di risultati del Scu viene impoverita, e sul piano politico viene di fatto riformata una legge senza che ci siano interventi parlamentari”.
“Se a questo si aggiunge che con le Regioni e Province Autonome i tempi del loro coinvolgimento diventano vaghi, con gli enti accreditati, il Terzo Settore e gli Enti Locali si dialoga tramite posta elettronica e con i giovani con piattaforme digitali, tempi lunghi per il nuovo direttore dell’Ufficio Servizio Civile, le stesse potenzialità di allargamento e consolidamento dei rapporti con altre Amministrazioni, di innovazione con il servizio civile in ambito digitale assieme ad un contingente ordinario di circa 54.000 posizioni nel 2021 sono depotenziate, in una fase in cui il contributo del Servizio Civile Universale alla attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è ben più ampio che quello per le sole politiche attive del lavoro”, ci dice ancora Palazzini. Sullo sfondo anche il nodo di quali competenze valorizzare, obiettivo sul quale la Cnesc ha avanzato una proposta specifica di metodologia di lavoro.
“Certamente – conclude il Presidente della Cnesc - è condivisibile la preoccupazione della Ministra rispetto al tema occupazione e giovani, così come la necessità di valorizzare un’esperienza che ha sicuramente un impatto sui giovani in termini di acquisizione di competenze trasversali e di orientamento anche lavorativo. Ma orientare in chiave moderna il servizio civile, oggi, per la Cnesc significa essere contemporanei alle emergenze e ai conflitti che interessano i territori, il nostro Paese e in generale la comunità internazionale e
promuovere l’inclusione, i diritti umani, tutelare il bene comune e l’ambiente. Come potremo essere contemporanei alla storia se non sapremo intercettare il desiderio dei giovani di essere protagonisti di un cambiamento volto a rendere le nostre comunità migliori, più coese, più resilienti, più pacifiche?”. (FSp)