Giovani in servizio, nonostante tutto
Pandemia e precarietà dei fondi si sono accaniti ad ostacolare la partenza dei progetti di servizio civile. Ma i ragazzi non si sono arresi.
Scritto da Eleonora Caneva
Gruppi di volontari tra i 18 e i 28 anni provenienti in tutta Italia hanno ripreso la formazione, in vista di partire per i progetti all'estero. Dopo mesi di attesa, a fine luglio quasi una ventina erano riuniti a Cattolica (RN).
Riprendere, Ripartire, Riorganizzarsi. In tre parole è questa la sintesi dell’esperienza che giovani, pronti a partire per i progetti di servizio civile all'estero, hanno dovuto affrontare. Dopo di mesi di attesa fatti di domande di candidatura, colloqui di selezione, ripescaggi, l’epidemia del Covid-19 aveva interrotto il momento più bello: i ragazzi erano pronti ad iniziare l'esperienza che li avrebbe portati agli antipodi della propria quotidianità. Esattamente in quel momento è arrivato il lockdown.
Era fine febbraio, da appena una settimana avevano iniziato a mettere mano su ciò che li avrebbe aspettati di lì ad un anno, affrontando la formazione iniziale prima della partenza per l’estero. Poi l'aggravarsi della pandemia ha stravolto le vite di tutti, tra cui anche i loro progetti.
Da allora sono passati diversi mesi: mesi di attese, di speranze, di incertezze, di «Riusciremo a partire? E se sì, quando»?
Alcuni sono riusciti a rimodularsi provvisoriamente in altri progetti, molti dei quali impiegati in attività legate all’emergenza Covid-19, o in modalità smart working. Molti altri hanno dovuto attendere molti mesi prima di poter anche solo pensare di riprendere servizio.
Solo a fine giugno le nuvole hanno iniziato a dipanarsi, lasciando intravedere uno spiraglio di speranza: la situazione Covid-19 ha iniziato a rientrare in alcuni stati esteri, prevalentemente europei. Il 20 luglio, finalmente, 17 dei 52 volontari Caschi Bianchi dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII hanno potuto riprendere da dove avevano interrotto.
La formazione dei giovani pronti a partire per i progetti di servizio civile all'estero
Con tutte le precauzioni legate alla situazione ancora delicata è stata riorganizzata anche la formazione iniziale prepartenza, realizzata in parte online e in parte in presenza, tramite una settimana residenziale svoltasi all’Hotel Royal di Cattolica.
Qui, fra mascherine e distanziamento sociale, si è parlato di: relazione d’aiuto, comunicazione, gestione dei conflitti, nonviolenza e approccio interculturale. Il tutto tramite attività, giochi, tecniche del teatro dell’oppresso e momenti di riflessione e condivisione.
Sono stati 5 giorni intensi, diversi dalle precedenti formazioni, sicuramente con delle regole più rigide e strutturate; con meno momenti liberi di convivialità. Ma ciò non ha fermato la voglia di conoscersi e riscoprirsi, facendo emergere notevoli capacità di adattamento nei ragazzi, nei formatori e nello staff dell’Hotel che li ha accolti.
Questa formazione ha riflettuto lo stesso entusiasmo e la voglia di mettersi in discussione che hanno contraddistinto i 4 mesi di attesa. Momenti che sono stati segnati da un trepidante entusiasmo che, seppur a volte messo alla prova ed esasperato dagli avvenimenti, hanno dimostrato che in Italia esiste una gioventù che ha ancora voglia di mettersi in discussione, ed investire parte del proprio tempo per sé e con gli altri:
Lo spiega Laura Milani, responsabile del Servizio Civile per l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII: «L’impegno e il desiderio di mettersi in gioco di questi giovani, nonostante i disagi legati alla pandemia, sono una conferma del valore di questo istituto pubblico, e di come sia veramente attuale e profetico — come direbbe don Benzi — investire nel servizio civile. Un'occasione per i giovani che non rappresenta solo un’opportunità di crescita e formazione, ma che significa renderli protagonisti di un processo finalizzato alla costruzione della pace, alla tutela del bene comune, alla solidarietà nazionale e internazionale, soprattutto in questa fase così delicata».
Insufficienti i fondi stanziati
«Purtroppo — continua Laura Milani, responsabile del Servizio Civile per l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII — proprio questo entusiasmo e questa voglia di mettersi in gioco, di cui oggi più che mai ha bisogno il nostro Paese, rischiano di non essere sufficientemente valorizzati dal Governo. Il Decreto Rilancio e il Decreto Agosto hanno previsto finanziamenti aggiuntivi, ma il Governo ha perso ancora una volta l’occasione di investire seriamente nei giovani e con i giovani per il bene del Paese. Mentre le spese militari aumentano di anno in anno (26 miliardi per il 2020!), ci sono sempre meno risorse per la difesa civile non armata e non violenta».
Qualche mese fa , sull’onda dell’entusiasmo espresso da molteplici soggetti politici e della società civile per il notevole apporto dei volontari in Servizio Civile durante la fase più critica dell’emergenza Covid-19, sembrava che finalmente la classe politica italiana si stesse muovendo per stabilizzare ed aumentare i fondi destinati al Servizio Civile Universale.
Purtroppo, tale promessa — che avrebbe finalmente permesso di fare un passo avanti nella concretizzare la riforma del Servizio Civile Universale — è stata disattesa. I provvedimenti adottati in questi mesi, infatti, hanno contribuito ad aumentare solo in parte i fondi per il 2020, mentre le prospettive per il 2021 e il 2022 rimangono drammatiche, con risorse sufficienti rispettivamente per coprire appena 18.000 e 19.000 posizioni.
La Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile (CNESC), il Forum Nazionale Servizio Civile e la Rappresentanza Nazionale degli Operatori Volontari, in un comunicato congiunto pubblicato l’11 agosto, affermano: «Non è un buon segno che dopo tre opportunità (decreto SalvaItalia, decreto Rilancio e decreto Agosto) e 100 miliardi stanziati, per il servizio civile siano arrivati al momento solo 41 milioni».
Di questi 41 milioni 20 sono stati stanziati nel recente decreto Agosto ma, come titola il comunicato, “resta ancora lontano l’obiettivo di 50.000 opportunità ogni anno”. Erano le richieste espresse in una lettera congiunta firmata da Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile, da Forum Nazionale Servizio Civile e da Rappresentanza Nazionale Operatori Volontari, sottoscritta da più di 150 enti di SCU in data 24 luglio.
«Rispetto alla richiesta che 155 enti di servizio civile e della Rappresentanza degli operatori volontari avevano rivolto al Presidente del Consiglio Conte e al Ministro Spadafora — continua il comunicato — mancano risorse per almeno altri 10.000 posti».
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