Terzo settore e governo: chi dimentica i volontari
di Giuliano Pisapia
"Commette un errore chi pensa che l'impegno volontario, e i valori che esso trasmette, appartengano ai tempi residuali della vita e che non incidano sulle strutture portanti del nostro modello sociale". Così si è espresso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di inaugurazione di Padova Capitale Europea del Volontariato. Parole di cui purtroppo non si è tenuto conto negli ultimi anni e in particolare nella gestione di Covid 19.
Il volontariato e il terzo settore sono stati e si sono sentiti - secondo un'efficace immagine del professor Stefano Zamagni - "una ruota di scorta" per supplire alle mancanze o inefficienze del settore pubblico. Solo recentemente, con il decreto Rilancio è stato fatto un piccolo passo in avanti, ma non certo tale da nascondere le ombre. Un conto è un intervento teso a dare risposte all'emergenza, altro - ed è quello che manca - è porre le basi per una prospettiva che guardi non solo al presente, ma anche al futuro. Il governo ha dimostrato con questo provvedimento di puntare alla collaborazione con le 350 mila istituzioni del terzo settore ma forte è il rischio che quanto messo in campo non basti.
I bisogni cui le associazioni di volontariato e del terzo settore devono rispondere sono sempre più e, purtroppo, aumenteranno come ogni giorno emerge chiaramente dai gridi d'allarme che giungono dal territorio. Si paventa il pericolo concreto che molte di queste realtà - se non saranno aiutate - non avranno la forza per sopravvivere, con la tragica conseguenza che verranno meno, o saranno insufficienti, quelle associazioni impegnate nell'aiuto verso i più bisognosi. Un'implosione - seppur parziale - della "rete del bene" genererebbe un danno sociale impossibile da sostenere e anche solo da immaginare. Pensiamo soltanto alle cooperative e associazioni impegnate in ambito culturale e educativo le quali non hanno accesso - in quanto enti non commerciali - al credito garantito dallo Stato. Siamo alla ripresa delle attività per i bambini e i ragazzi ed è evidente quanto il mondo sociale e solidale sia funzionale e fondamentale strumento di aggregazione e formazione per la fascia di età 0-6.
Possiamo permetterci il lusso di perdere queste energie? E ancora: il Servizio civile universale svolge - e dovrà svolgere sempre più - una preziosa opera di impiego dei giovani desiderosi di impegnarsi a favore del prossimo: la Rappresentanza nazionale dei volontari in servizio aveva lanciato l'appello #CentoXCentoServizioCivile chiedendo l'approvazione dei progetti presentati entro il 29 maggio. Ciò avrebbe comportato la necessità di circa 130 milioni in più rispetto a quanti già previsti dal fondo nazionale con il risultato di avere operativi, per la seconda parte dell'anno, 50 mila volontari. Il governo con il decreto Rilancio ha aumentato la dotazione con soli 20 milioni di euro e così le maggiori forze per il Servizio civile nazionale non supereranno le 4 mila unità: anche questo è un esempio di mancanza di visione e risposta prospettica rispetto al futuro che ci attende. All'esercito del bene, ai 7 milioni di volontari che ogni mattina si alzano pensando di donare il loro tempo a favore di chi ne ha bisogno, occorre dare prove evidenti: la politica deve dimostrare di non potere fare a meno non solo del loro aiuto concreto, ma anche delle loro idee per una nuova Italia.
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