CNESC: BENE IL DECRETO SCU APPROVATO.
ADESSO GLI ALTRI PASSAGGI PER ATTUARE LA RIFORMA
Il decreto per la programmazione triennale 2020-2022 e annuale 2020 è un pregevole testo, che finalmente evidenzia il ruolo del servizio civile nelle macropolitiche del nostro Paese: contributo originale e in modo non armato alla difesa della Patria, contributo alla realizzazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, 15 ambiti di azione che toccano quasi tutte le grandi sfide dalle quali dipendono la qualità della vita dei cittadini, la coesione e la solidarietà sociale, lo sviluppo economico e la salvaguardia dell’ambiente.
La tenace e sistematica collaborazione fra Istituzioni (Stato, Regioni e PA, Enti locali) e parti sociali (Terzo Settore, enti religiosi, rappresentanza degli operatori volontari) ha fatto si che le differenze, anziché essere veti reciproci, sono diventate risorse per un piano concreto e attuabile.
Infatti il Piano parte dal patrimonio esistente di progettazione e di presenza delle organizzazioni accreditate e - tutti consapevoli che questa è una prima sperimentazione di cui andrà tenuto conto in fase di valutazione - non introduce ambiti di azione prioritari, almeno per il 2020.
Un piano ambizioso che vuole inserire a pieno titolo il Servizio Civile Universale nelle politiche della Difesa non armata e del Programma di Governo.
Ognuno dei soggetti interessati ha rinunciato a qualcosa.
Le organizzazioni accreditate in tempi strettissimi, dovranno raccogliere l’ulteriore sfida di aggiungere ai progetti anche i programmi, la vera novità sostanziale, le cui implicazioni pratiche le scopriremo cammin facendo. Non conosciamo l’impatto di questi tempi strettissimi sulla qualità e quantità di programmi che verranno depositati.
Adesso, oltre al perfezionamento di alcune normative operative, affinché questo documento sia messo in pratica fin dalle prossime settimane, la CNESC segnala alcune scelte che le istituzioni politiche sono chiamate a compiere:
1. Se vogliamo chiamarlo Servizio Civile Universale, senza dimenticare i 70 milioni aggiuntivi per il bando 2019 promessi, è necessario aumentare ad almeno 300 ml il finanziamento per il 2020, per garantire ad almeno 50.000 persone la possibilità di partecipare al SCU. Con lo stanziamento previsto adesso sarebbero poco più di 20.000. Un calo abissale dai 53.363 del 2018.
2. Dare una collocazione chiara al SCU, così come emerge dalla legge istitutiva, dalla lettura del Piano e dalla storia del SC, evitando derive che lo possano assimilare a politiche giovanili o dello sport.
3. Mettere il Dipartimento in condizione di realizzare gli obiettivi affidati, con nuovo personale e facendo ricorso al patrimonio di capacità presente in alcuni Uffici regionali di servizio civile, se vogliamo, ad esempio, che le organizzazioni che hanno reso possibile il Servizio Civile Nazionale portino il contributo al Servizio Civile Universale, attraverso il loro accreditamento all’Albo del SCU, superando il collo di bottiglia di adesso.
4. Le organizzazioni, cui sono richieste nuove funzioni impegnative, vanno accompagnate nella crescita qualitativa perché sia effettiva e generalizzata.
Roma, 5 novembre 2019.
Ufficio stampa: Paola Scarsi
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