In attesa di conoscere l’attribuzione della delega per il servizio civile nazionale da parte del Presidente del Consiglio la Cnesc esprime alcune considerazioni sui pareri espressi dalle Commissioni parlamentari e dalla Conferenza Unificata sullo schema di decreto legislativo per il Servizio Civile Universale, richiesto dall’Art. 8 della Legge 106 del 2016.
In primo luogo è positivo che, nei tempi previsti, tutti gli organi abbiano espresso i pareri richiesti, mettendo in condizione il Governo di procedere con l’approvazione definitiva del decreto e, successivamente, il Dipartimento del Servizio Civile di adempiere ai passi necessari per la sua attuazione. In tal modo si può passare dalle affermazioni di principio alla definizione concreta dei provvedimenti.
In secondo luogo alcune precisazioni richieste dalle Commissioni possono aiutare il lavoro successivo. In particolare quella di definire i criteri di incompatibilità a far parte delle commissioni per la selezione dei giovani.
In terzo luogo la riduzione a 25 ore settimanali dell’orario di servizio fa il passo equilibrato nella direzione di una facilitazione per i giovani a coniugare impegni di vita e impegno nel servizio civile.
Siamo confortati in questa considerazione dal fatto che, in base alla nostra esperienza e ai dati che abbiamo raccolto sulle molte migliaia di giovani che hanno svolto il servizio civile nazionale nelle nostre organizzazioni dal 2001, i casi di interruzione anticipata del servizio sono stati molto contenuti e fra questi la gran parte è stata dovuta, fortunatamente per i giovani, ad una offerta di lavoro che, per la sua rilevanza, ha reso impossibile continuare a svolgere il servizio.
Spiace piuttosto che non sia stato chiarito che la riduzione non intacca i 433,80 euro di compenso mensile, come da noi richiesto.
Per quanto poi riguarda la norma sul numero di sedi necessarie per essere ente di servizio civile universale, riteniamo che il problema non sia tanto la soglia minima, quanto piuttosto l’eliminazione dei compartimenti stagni fra albi nazionale e regionali, sistema che nei fatti ha impedito una visione di insieme dell’impatto del SCN sulle comunità locali, la comparabilità fra le varie organizzazioni, che ha “esonerato” il 46% degli enti di SCN dai controlli obbligatori.
Infine, chiarito il collegamento fra nuove finalità del SCU e ridefinizione delle funzioni fra Stato e Regioni e PA, nel decreto, non solo si poteva meglio prevedere il coinvolgimento delle Regioni, ma anche quello del Terzo Settore e dei Comuni cioè di quei soggetti che concretamente hanno rapporto con i giovani. Infatti, per la individuazione e rimodulazione della programmazione triennale, sarebbe stata opportuna la costituzione di un organismo di indirizzo politico o altra struttura equivalente per funzioni e finalità.
Continuiamo a ritenere necessario separare, anche in base all’esperienza di altri Paesi (Stati Uniti, Francia, Germania), il livello di indirizzo politico strategico da quello esecutivo, per dare ai contenuti del piano triennale del SCU un più diretto legame con le macropolitiche di livello internazionale (programmi estero) e di livello nazionale e territoriale (programmi Italia).
Questa scelta permetterebbe all’organo esecutivo (Presidenza del Consiglio dei Ministri), con la collaborazione della Consulta Nazionale del Servizio Civile, di concentrarsi maggiormente sulle misure attuative che gli sono proprie, piuttosto che su un ruolo di indirizzo politico che riteniamo non gli competa.
Roma 5 Gennaio 2017
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