Intervista di Daniele Biella su vita.it
Il presidente della Conferenza nazionale degli enti di servizio civile, che raccoglie la gran parte del mondo del servizio civile stesso, traccia il segno: "Ora si va verso la preoccupazione, perchè slittando al 2016 si perde una marea di tempo fondamentale. Ma non si trattava di uno dei punti più rilevanti d'azione del Governo Renzi?"
“Ora siamo nella fase della delusione, che è tanta. Ma il passo verso la preoccupazione è brevissimo, e probabilmente è già stato quasi fatto del tutto”. Così Licio Palazzini, presidente della Cnesc, la rete che più di ogni altra raccoglie enti di servizio civile (nello specifico 24 tra i più grandi, qui l’elenco), commenta a caldo la notizia dell’ulteriore rinvio dell’iter della Riforma del Terzo settore, ovvero il prolungamento dal 21 luglio al 7 settembre per la presentazione degli emendamenti al testo attuale, in discussione nella Commissione Affari costituzionali del Senato.
“Con questo ulteriore ritardo l’accavallamento con la legge di stabilità è quasi certo, e quindi diventa davvero difficile vedere approvata la riforma entro l’anno. Questo ci dà un profondo dispiacere perché dopo mesi in cui la Riforma sembrava uno dei motori più rilevanti dell’azione di Governo, ora non ne parla più nessuno”, continua Palazzini.
“Questa impasse è ancora più dannosa dal punto di vista specifico del servizio civile”, aggiunge la guida della Cnesc che è anche presidente di Asc, Arci servizio civile, “perché se per quanto riguarda l’impresa sociale e il volontariato basterebbe la singola approvazione della lege per cambiare nel profondo la normativa attuale, per l’avvio di un vero e proprio Scu, Servizio civile universale, come proposto dalla legge, i tempi si allungherebbero ancora di più”. In che senso? “Ci sono una serie di decreti attuativi che andrebbero trattati all’indomani dell’approvazione della legge generale, per esempio sulle programmazione triennale del servizio: ognuno di essi necessita del tempo per la discussione e la preparazione. Di questo passo, se la riforma del Terzo settore arrivasse nel 2016, tali decreti fondamentali slitterebbero addirittura al 2017, accumulando una perdita di tempo più che dannosa per tutti”.