Piena soddisfazione per la sentenza della corte costituzionale che dichiara incostituzionale l'esclusione degli stranieri dal servizio civile
La Cnesc esprime piena soddisfazione per la sentenza emessa ieri dalla Corte Costituzionale (119/2015) che dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77, nella parte in cui prevede il requisito della cittadinanza italiana ai fini dell'ammissione allo svolgimento del servizio civile.
"Da oltre 6 anni, da quando cioè si iniziò a parlare di riforma del Servizio Civile, abbiamo chiesto che tale istituto fosse accessibile anche ai giovani stranieri, regolarmente residenti nel nostro Paese, così come afferma la sentenza" dichiara il Presidente della Cnesc Licio Palazzini che prosegue "Siamo soddisfatti che la Corte abbia confermato la collocazione dell'istituto del servizio civile nell'ambito del concetto di «difesa della Patria» affermando che "il dovere di difesa della Patria non si risolve soltanto in attività finalizzate a contrastare o prevenire un'aggressione esterna, ma può comprendere anche attività di impegno sociale non armato. Accanto alla difesa militare, che è solo una delle forme di difesa della Patria, può dunque ben collocarsi un'altra forma di difesa, che si traduce nella prestazione di servizi rientranti nella solidarietà e nella cooperazione a livello nazionale ed internazionale".
La Corte Costituzionale ha anche ribadito quanto la Cnesc affermava da anni cioè che "l'esclusione dei cittadini stranieri dalla possibilità di prestare il servizio civile nazionale, impedendo loro di concorrere a realizzare progetti di utilità sociale e, di conseguenza, di sviluppare il valore del servizio a favore del bene comune, comporta dunque un'ingiustificata limitazione al pieno sviluppo della persona e all'integrazione nella comunità di accoglienza".
"Finalmente il Servizio Civile con questa sentenza diventa una grande opportunità di integrazione e di formazione alla cittadinanza per tanti giovani cittadini stranieri residenti nel nostro Paese".
"Un Paese che non ha paura degli stranieri ma che al contrario trova - anche a livello europeo - spazi e percorsi di integrazione e di valorizzazione dei giovani stranieri".